mercoledì 28 novembre 2018

Cattivo gusto e ostentazione vanno a braccetto

Sto notando con sempre maggior tristezza che il cattivo gusto ormai impera un po’ dovunque.

Non so a cosa sia dovuto questo fenomeno, forse al fatto che siamo sempre tutti così di corsa che non ci soffermiamo più a pensare se un abito o un oggetto sono eleganti o sono solo vistosi? Oppure al fatto che l’eleganza è ormai una cosa superata e conta solo l’apparenza? O ancora che  ostentare è un modo per esibire il proprio stato sociale oggi che le disparità di ceto si fanno sempre più pesanti? Può essere tutto o può essere altro, non lo so proprio, ma quello che vedo in giro mi fa talvolta rabbrividire.
                     
Per esempio, qualche mese fa sono andata a casa di una mia amica, coetanea, e appena entrata ho visto sulla parete di fronte a me una gigantografia, ma proprio gigante, di una tigre. Ora, io amo le tigri, le trovo maestose ed eleganti, ma sinceramente  essere accolta da un suo ritratto formato macro, mi ha lasciata un po’ perplessa, quasi che la padrona di casa volesse inviare un messaggio tipo “attenzione, qui non si scherza”. Comunque, la cosa l’ho superata rapidamente, mentre non sono riuscita a nascondere lo stupore quando sono entrata in un salotto che sembrava un mercato indiano: zanne di qualche animale che spero non fosse un elefante , ( sono proibite)  coperte ricamate, cuscini pieni di specchietti,  ampie tende a velo rosso, statue nere e oro…Il trionfo del kitsch…………Per carità tutto molto costoso, tutto autentico, ma certamente non adatto ad una casa nel centro di Milano. L’impressione era proprio quella di essere entrata in un altro mondo e mi è addirittura sembrato strano che la mia amica non mi ricevesse vestita con un sari!!! Evidentemente l’obiettivo era quello di stupire gli ospiti e ci è riuscita eccome, ma certamente (almeno per me) non per il buon gusto dell’arredamento.

Un’altra volta invece, ricordo l’invito e relativa mia partecipazione  ad una festa  e devo proprio dire che lì mi sono veramente sconvolta per il panorama che si presentava (fatto, secondo me,  di donne terrificanti, praticamente tutte con qualcosa di rifatto ben più di una volta e assolutamente vanesie) .
Prima di procedere alla descrizione però ,  premetto che chi invitava era una persona ben over anta, con un livello culturale alto, ritenuta da tutti intelligente e piacevole e la festa era stata organizzata per celebrare l’anniversario di matrimonio. Non ho assolutamente pensato di chiedere il dress code, perché davo per scontato che ad una festa di questo tipo ci si vestisse in modo adatto. E qui ho sbagliato in pieno, perché il mio concetto di  “modo adatto” ho scoperto  essere lontano anni luce da  quello delle altre invitate e della padrona di casa.

Descrivo:

  • La coppia festeggiata era così abbigliata: lei, in leggins dorati, maglione di lurex dorato, sandali altissimi dorati (pareva un pendente adatto per l’albero di Natale) ; lui in camicia, bretelle e pantaloni con pinces, e risvolto, ma arrotolati sulle caviglie (tipo Ridolini) . Qualcuno mi ha detto che è l’ultima moda per gli uomini. Forse sarà così, ma dopo i 50 mi pare che un uomo non dovrebbe seguire la moda, ma solo la sobrietà .

  • Un’invitata  portava una gonna di grossa lana con motivi peruviani accompagnata da una paio di scarpe nere tacco 12, di vernice.

  • Un’altra invece sfoggiava una gonnellina scozzese rossa e verde  di taffetà con tante  balze  che  la facevano sembrare una bambola di biscuit (avete presente quelle che una volta le nostre nonne tenevano sul letto?) con la differenza che non aveva 20 anni e non era né alta né magra. Ah! dimenticavo:  sotto la gonnellina portava un bel paio di calze traforate di lana e, anche lei, un paio di scarpe decolleté.

  • Una terza era vestita con un abito di pelle marrone aderentissimo su un fisico che tutto chiedeva fuorchè qualcosa di aderente, completato da un gilet di pelo di pecora! (sapete quelli tutti ricciolini che usano i pastori sardi? Ecco proprio quello)  Abbinamento che sarebbe anche stato felice se il fisico avesse retto e se l’occasione fosse stata un pranzo  in un ristorante  in campagna…

  • Una delle mises più assurde che ho notato  (a parte la padrona di casa a-involucro-di-cioccolatino) è però stata quella di una signora che si era messa un vestito di pizzo leopardato!! (per tutta la sera mi sono chiesta dove poteva averlo trovato) , cortissimo e con un bel paio di sandali stile  fetish  indossati  , naturalmente, su  gambe nude. Inoltre  la signora in questione aveva un  impressionante seno finto misura 7 e quindi  tutto l’insieme non  si poteva proprio definire misurato…

  • E poi l’occhio mi è caduto su una donna che invece, pensando forse di essere stata invitata ad una merenda  in un maneggio, si era vestita con un bel maglione a collo alto , un paio di pantaloni alla cavallerizza e stivali alti sopra il ginocchio. Completava il tutto un paio di orecchini chandelier lunghi fino al collo….(sigh)

Devo dire che , col mio tubino nero con bolero di chiffon bianco e nero mi sentivo un’aliena!!

E vogliamo parlare poi dei discorsi che sento quando sono “in società”? Da tapparsi le orecchie.
Normalmente le frasi che capto sono di questo tipo:

guarda cara, se solo avessi una colf più sveglia, la mia casa a saint moritz sarebbe pulitissima. In fondo sono solo 5 camenre da letto, 5 bagni e due salotti, non sarà poi così difficile tenerli puliti no?” e “ Quest’anno a Natale non sappiamo ancora se andare a St Barth  o a Celerina….perchè sai il Dodo (nome da cane, ma credo fosse un marito ) è talmente indeciso che fino all’ultimo non so mai se devo preparare la valigia con abiti leggeri o con le pellicce”.  E ancora: “ senti, te lo devo proprio raccontare, ieri mi ha telefonato il/la…  (e qui viene citato il nome   di una persona notissima, senza naturalmente accennare al cognome perché certa gente chiama l’altra  solo col nome proprio, tanto tutti capiscono chi è il soggetto e se non lo capiscono è perchè sono solo dei cafoni, ovvio no?) e mi ha chiesto se potevo dare un mano a sua figlia per il matrimonio…Come facevo a dire di no? Però poteva anche chiedermelo in modo diverso, così sembrava quasi un ordine…Io per amicizia faccio questo e altro, però insomma, un po’ di savoir faire…”  “Domani se non vado dal mio personal, mi uccide!” e se , incauta, tu chiedi  “personal cosa” ? La risposta è “ma trainer ovviamente! ”.ovviamente un fico secco:  un personal  può essere  anche uno che ti accompagna a fare shopping, un coach, un counselor e perfino un hair dresser , cara la mia spandona!!!

E  il volontariato? Qui davvero si sprecano  le varianti, ma tutte con lo stesso sfondo , cioè  si fa solo per ostentazione, non per vera carità: c’è quella che si occupa dei bambini africani (mai visto uno di persona nemmeno per sbaglio, ma “quei bimbi, con quegli occhioni grandi e tristi,….”) quella che raccoglie fondi per Emergency (poi se le chiedi chi è Gino Strada pensa che sia un cantante perché lo confonde con Gino Paoli)  quella che si batte per i diritti degli immigrati (salvo poi lamentarsi con l’amministratore di condominio se viene preso un  uomo di colore come custode del suo condominio) .

E giù di questo passo. Mai una volta che io abbia sentito parlare di uno scrittore, un film, una mostra, un concerto, un viaggio fatto davvero nelle favelas brasiliane . Tutte sembrano sempre occupatissime  a far sapere agli altri quanto possano permettersi vacanze di lusso, quanto siano protagoniste  nell’alta società (alta???) , quanto si sentano sconvolte  dalla fatica  di avere il proprio nome nella lista di una o più  Charity , di  andare in palestra, a fare i massaggi, dal parrucchiere,  a comprare l’arredamento per la casa in campagna, decidere come vestirsi e dove andare a cena. Un vero tour de force quotidiano!

Ah! Dimenticavo: adesso la frase che va più di moda nei salotti è “siamo arrivati alla guerra dei poveri”  . Questo mi rifiuto di commentarlo.


A questo punto so che vi sorgerà spontanea una domanda: Ma chi frequenti??? E altrettanto spontanea mi nasce la risposta: purtroppo ogni tanto  (per fortuna solo ogni tanto) frequento quella che viene definita gente “bene” , gente alla quale non mi sento di appartenere, ma che mi è molto utile per prendere spunti per il mio blog!!!

Ogni persona, a suo modo, può contribuire a rendere interessante, divertente o curioso  quello che scrive un’altra.  Overanta,  Riflessioni  2014.






1 commento:

  1. Ciao Daria,
    io non sono ancora negli "Anta" ma quasi, pero' devo ammettere che quello che scrivi è proprio vero! Ti dico pero' anche una cosa; il peggio di tutto questo sono i figli di quelli che tu definisci la "gente bene" Perché LORO sono il futuro......pensa cosa mi aspetta per i miei "ANTA" INOLTRATI :-(

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